Comincio con questa frase catturata, attraverso il libro di Ivan Illic traduction - Comincio con questa frase catturata, attraverso il libro di Ivan Illic Français comment dire

Comincio con questa frase catturata




Comincio con questa frase catturata, attraverso il libro di Ivan Illich Nella Vigna del Testo, dal Didascalicon di Ugo da San Vittore, il mio contributo al Diario. Tra gli innumerevoli spunti che la lettura di Illich ha fornito questo è uno di quelli che più mi ha colpito.

La traduzione di questa frase, (la si può trovare alla nota 23, pag. 140 di Nella Vigna del Testo, è la seguente: “Sarai più sapiente di tutti se sei disposto ad imparare da tutti. Chi riceve da tutti, è più ricco di tutti. Non disprezzare insomma nessuna forma di sapere, poiché ogni sapere è buono”.

Verosimilmente con queste parole Ugo intendeva rivolgersi ai suoi allievi, tutti quei giovani che si avvicinavano come ci dice Illich, all’attività monastica, o comunque a quella indefinita massa di monaci che anelava, attraverso lo studio, alla “sapienza” (Omnium expetendorum prima est sapientia, in qua perfecti boni forma consistit, Di tutte le cose da ricercare la prima è la sapienza, in cui risiede la forma del bene perfetto).

A me piace invece prenderla a prestito per sottolineare quanto accade, prendendo con questo le distanze da inutili ed inopportune generalizzazioni, in quell’infinitesimale parte di vita, di relazione, di lavoro e di studio del XXI secolo, che vive il sottoscritto. E come quanto, a distanza di nove secoli, e con tutti i miglioramenti, le innovazioni e rivoluzioni industriali, culturali e soprattutto tecnologiche che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, si sia ancora decisamente lontani da una corretta interpretazione ed applicazione, per come secondo me andrebbe interpretata la frase di Ugo, di quanto dice il monaco sassone. Mi riferisco con questo alla distanza, se non addirittura alla diffidenza, messa in pratica dalle persone, ormai non più giovanissime (e come si vedrà più avanti non solo da loro) e comunque dotate di studi medio alti, nei confronti delle tecnologie moderne e delle numerosissime opportunità e vantaggi che tali tecnologie possono mettere a disposizione.

Mi spiego meglio. Alle parole di Ugo…imparare da tutti…, …ricevere da tutti…, …non disprezzare nessuna forma di sapere poiché ogni sapere è buono…, io attribuisco un significato che va al di là delle sole persone tutti e, il sapere, per me non riguarda solo le cose che si imparano dai libri ma anche, e soprattutto, quanto invece si riesce ad apprendere, imparare, migliorare e quindi crescere sapendo sfruttare quanto oggi le tecnologie ci mettono a disposizione.

Ho avuto la fortuna di vivere in questi ultimi mesi due esperienze particolarmente significative e formative che voglio assolutamente mettere vicino perché ritengo che siano tra loro esplicative di uno stato di cose. Da una parte un corso di iniziazione all’e-learning fatto presso l’amministrazione pubblica per la quale lavoro e dove mi occupo di formazione aziendale e dall’altra il corso di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento, tenuto dai proff. Maragliano e Martini, all’interno del corso di laurea di Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane a Roma Tre.

Nel primo ho dovuto purtroppo assistere all’abbandono del corso e-learning da parte di quasi il 50% dei miei colleghi che lo hanno ritenuto, fin da subito, un metodo di trasmissione della conoscenza che non gli piaceva e soprattutto poteva mettere fortemente in discussione, nonostante i docenti si sforzassero di parlare di opportunità blended e di minori costi, la straconsolidata modalità di formazione in presenza (ad essere sincero all’inizio qualche perplessità la nutrivo anch’io). Qui è il punto: secondo me i miei colleghi, con l’atteggiamento di chiusura e successivamente di fuga nei confronti della novità e-learning, hanno, oltre al corso, rifiutato le parole di Ugo.

E arrivo all’altro corso, quello universitario, che per un periodo di tempo, si è svolto parallelamente a quello tenuto in ufficio. E’ qui infatti che ho potuto constatare, e tuttora constato, quanto sia importante, coinvolgente e faccia crescere il lavoro che si può svolgere fuori dall’aula. Come diceva il Professor Maragliano in uno dei primi incontri, un corso così strutturato può aprire prospettive più adulte ma anche più impegnative. Confermo!

In esso infatti noi tutti, professori, assistenti e alunni ci siamo cimentati in un lavoro di analisi, di ricerca, di confronto, talvolta anche di “sfida”, ma sempre e soprattutto di condivisione in e fuori dall’aula che, partendo dai due testi previsti dal programma, sistematicamente, con un effetto a elastico, se ne allontanava allargando gli orizzonti e scoprendo forme nuove di sapere che venivano poi di nuovo ridiscusse e ampliate conferendo, al complesso libro di Illich, la valenza di starter prima e di faro guida poi. Abbiamo così approfondito temi quali le nostre letture del passato e del presente parlando della materialità dell’atto di lettura, del modo, dei luoghi, delle sensazioni, degli sfondi di letture che ci hanno "preso".

Con una lunga serie di link abbiamo scoperto chi era Ugo, il suo pensiero, le sue opere e, soprattutto, il suo Didascalicon che la rete ci ha permesso di vedere nella sua interezza e ci ha fatto ritrovare quella lingua meravigliosa anche se impolverata che è il latino. Ci siamo “calati” in alcune biblioteche di oltre confine dove abbiamo potuto vedere manoscritti del medioevo e la Bibbia di Gutenberg.

Molto ci siamo soffermati sull’importanza della luce, il lumen, parlando dei codici miniati e dell’importanza dei caratteri dorati nel medioevo, dove la luce è intesa come immanente al mondo delle cose medievali, che all’occhio di chi le osserva si presentano come fonti della propria luminosità. E da lì il confronto con l’arte rinascimentale di Luca Signorelli e di Caravaggio fieri della propria capacità di dipingere oggetti opachi e, in aggiunta, della luce che li rende “accesi”. Poi è cominciato il momento dei monaci certosini e delle loro pratiche. Lo abbiamo fatto con la visione, talvolta fiaccante, del film “Il Grande Silenzio” di Philip Gronig. Il film, che al cinema probabilmente non avremmo mai visto e che sicuramente non avrà avuto gli incassi delle grossolanità natalizie ci ha, a mio modo di vedere, aperto un’altra enorme finestra su come si poteva vivere e studiare ai tempi di Ugo standocene comodamente seduti nell’aula dell’Università. Insieme al regista siamo entrati nella Certosa dove “abbiamo vissuto”, insieme ai monaci, i momenti delle loro giornate di preghiera, di silenzio, di studio, di meditazione e anche dei loro semplici svaghi. Abbiamo ascoltato rumori alle nostre orecchie ormai sconosciuti che, in un Grande Silenzio al quale non siamo più abituati a vivere, assumono significati ben diversi.

A differenza di quello che normalmente succede coi testi universitari dove dell’autore del libro d’esame si sa sempre troppo poco, abbiamo approfondito, sempre attraverso i numerosi link ipertestuali forniti prima e ampliati dopo, la vita ed il pensiero di quel “no global” ante litteram che è Ivan Illich. In un’altra importante sua opera che è Descolarizzare la società dove lui prende di mira la scuola dell’obbligo definendola una totale fabbrica di emarginazione, abbiamo percepito le sue idee “preveggenti” sulla rete quando dice La più radicale alternativa alla scuola sarebbe una rete o un servizio che offrisse a ciascuno la stessa possibilità di mettere in comune ciò che lo interessa in quel momento con altri che condividono il suo stesso interesse.

E a proposito di condividere le stesse letture a qualcuno di noi è venuto in mente di far conoscere al gruppo il sito http://www.anobii.com/anobi/anobii_home.php dove ciascuno può ricrearsi on line la propria libreria inserendo tutti i libri che possiede e indicando se è stato letto, quando, dare un voto e soprattutto inserire un commento. Un’autentica, entusiasmante, scoperta!

E ancora, a proposito delle potenzialità della rete, abbiamo parlato del boom dell'amore.it dove ormai una coppia su cinque nasce navigando su Internet e abbiamo scoperto che in Italia tre milioni e mezzo di persone si cercano via web e la sposa perfetta ormai è online (!).

Infine, nel parlare sulle differenze tra la posta virtuale e quella fisica, tra lo scrivere su di un foglio e lo scrivere al computer, siamo arrivati, inevitabilmente, a toccare il rapporto tra la tecnologia e il sentimento.



Personalmente ho impiegato un po’ di tempo a capire (ovviamente non è detto che ci sia riuscito, ma mi si conceda la presunzione) cosa i professori cercassero da noi quando fin dalla prima lezione, era il 23 ottobre 2007, parlavano di voler svolgere buona parte del corso in rete. Dicevano che la rete era più comoda e che lo scopo del corso sarebbe stato quello di studiare i meccanismi di funzionamento della didattica. Dicevano che “il compito” rende la classe di studenti più omogenea e che noi dovevamo sentirci più una “comunità” che parla con tutti piuttosto che una “classe” che parla solo col professore. Ci chiedevano lo sforzo di uscire dalla logica di studiare dopo, anticipando il tempo dell’apprendimento che non doveva essere disgiunto da quello dell’insegnamento.

Come si fa in analisi ci veniva spiegato come durante lo svolgimento del corso non si sarebbero date risposte ma si sarebbero indotte domande. E ancora cose del tipo ...se io vi spiego il libro, annullo la lettura de libro. Quindi cerco di aiutarvi per avere un diverso punto di vista per guardare il libro.

Ecco ora che siamo giunti quasi alla fine (parola che, se ho capito bene, a questo punto va svuotata del suo significato) della nostra esperienza con tutti quelli di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento io credo che si poss
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Je commence avec cette expression capturé, à travers le livre de Ivan Illich dans la vigne du texte, le Didascalicon de Hugues de Saint-Victor, ma contribution à la revue. Parmi les nombreuses suggestions que lu Illich a fourni, c'est l'un de ceux que la plupart m'a impressionné.La traduction de cette phrase (on trouvera à la note 23, p. 140, du vignoble du texte, est: "vous serez plus avertis d'abord si vous êtes prêt à apprendre de chacun. Qui reçoit de tous, est plus riche que tous. En bref ne méprise pas toute forme de connaissance, car toute connaissance est bonne ".Avec ces mots, probablement Hugh destinée à se tourner vers ses élèves, tous ces jeunes hommes qui ont approché comme Illich nous dit, l'activité monastique, ou sinon à la masse indéfinie des moines qui aspirait, à travers de l'étude, à la « sagesse » (première est sapientia expetendorum Omnium, en qua perfecti boni consistit forme, de tout faire pour trouver le premier est « la sapienza », dans lequel la forme d'immobilisation parfaite).A me piace invece prenderla a prestito per sottolineare quanto accade, prendendo con questo le distanze da inutili ed inopportune generalizzazioni, in quell’infinitesimale parte di vita, di relazione, di lavoro e di studio del XXI secolo, che vive il sottoscritto. E come quanto, a distanza di nove secoli, e con tutti i miglioramenti, le innovazioni e rivoluzioni industriali, culturali e soprattutto tecnologiche che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, si sia ancora decisamente lontani da una corretta interpretazione ed applicazione, per come secondo me andrebbe interpretata la frase di Ugo, di quanto dice il monaco sassone. Mi riferisco con questo alla distanza, se non addirittura alla diffidenza, messa in pratica dalle persone, ormai non più giovanissime (e come si vedrà più avanti non solo da loro) e comunque dotate di studi medio alti, nei confronti delle tecnologie moderne e delle numerosissime opportunità e vantaggi che tali tecnologie possono mettere a disposizione.Mi spiego meglio. Alle parole di Ugo…imparare da tutti…, …ricevere da tutti…, …non disprezzare nessuna forma di sapere poiché ogni sapere è buono…, io attribuisco un significato che va al di là delle sole persone tutti e, il sapere, per me non riguarda solo le cose che si imparano dai libri ma anche, e soprattutto, quanto invece si riesce ad apprendere, imparare, migliorare e quindi crescere sapendo sfruttare quanto oggi le tecnologie ci mettono a disposizione.Ho avuto la fortuna di vivere in questi ultimi mesi due esperienze particolarmente significative e formative che voglio assolutamente mettere vicino perché ritengo che siano tra loro esplicative di uno stato di cose. Da una parte un corso di iniziazione all’e-learning fatto presso l’amministrazione pubblica per la quale lavoro e dove mi occupo di formazione aziendale e dall’altra il corso di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento, tenuto dai proff. Maragliano e Martini, all’interno del corso di laurea di Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane a Roma Tre.Nel primo ho dovuto purtroppo assistere all’abbandono del corso e-learning da parte di quasi il 50% dei miei colleghi che lo hanno ritenuto, fin da subito, un metodo di trasmissione della conoscenza che non gli piaceva e soprattutto poteva mettere fortemente in discussione, nonostante i docenti si sforzassero di parlare di opportunità blended e di minori costi, la straconsolidata modalità di formazione in presenza (ad essere sincero all’inizio qualche perplessità la nutrivo anch’io). Qui è il punto: secondo me i miei colleghi, con l’atteggiamento di chiusura e successivamente di fuga nei confronti della novità e-learning, hanno, oltre al corso, rifiutato le parole di Ugo.E arrivo all’altro corso, quello universitario, che per un periodo di tempo, si è svolto parallelamente a quello tenuto in ufficio. E’ qui infatti che ho potuto constatare, e tuttora constato, quanto sia importante, coinvolgente e faccia crescere il lavoro che si può svolgere fuori dall’aula. Come diceva il Professor Maragliano in uno dei primi incontri, un corso così strutturato può aprire prospettive più adulte ma anche più impegnative. Confermo!In esso infatti noi tutti, professori, assistenti e alunni ci siamo cimentati in un lavoro di analisi, di ricerca, di confronto, talvolta anche di “sfida”, ma sempre e soprattutto di condivisione in e fuori dall’aula che, partendo dai due testi previsti dal programma, sistematicamente, con un effetto a elastico, se ne allontanava allargando gli orizzonti e scoprendo forme nuove di sapere che venivano poi di nuovo ridiscusse e ampliate conferendo, al complesso libro di Illich, la valenza di starter prima e di faro guida poi. Abbiamo così approfondito temi quali le nostre letture del passato e del presente parlando della materialità dell’atto di lettura, del modo, dei luoghi, delle sensazioni, degli sfondi di letture che ci hanno "preso".Avec une longue liste de liens, nous avons découvert qui était Hugh, ses pensées, ses œuvres et, surtout, son Didascalicon que le réseau nous a permis de voir dans son intégralité et nous avons trouvé cette merveilleuse langue même si poussiéreux il signifie en Latin. Nous sommes « tombés » dans quelque bibliothèque transfrontalière où nous pouvions voir les manuscrits du moyen-âge et de la Bible de Gutenberg.Molto ci siamo soffermati sull’importanza della luce, il lumen, parlando dei codici miniati e dell’importanza dei caratteri dorati nel medioevo, dove la luce è intesa come immanente al mondo delle cose medievali, che all’occhio di chi le osserva si presentano come fonti della propria luminosità. E da lì il confronto con l’arte rinascimentale di Luca Signorelli e di Caravaggio fieri della propria capacità di dipingere oggetti opachi e, in aggiunta, della luce che li rende “accesi”. Poi è cominciato il momento dei monaci certosini e delle loro pratiche. Lo abbiamo fatto con la visione, talvolta fiaccante, del film “Il Grande Silenzio” di Philip Gronig. Il film, che al cinema probabilmente non avremmo mai visto e che sicuramente non avrà avuto gli incassi delle grossolanità natalizie ci ha, a mio modo di vedere, aperto un’altra enorme finestra su come si poteva vivere e studiare ai tempi di Ugo standocene comodamente seduti nell’aula dell’Università. Insieme al regista siamo entrati nella Certosa dove “abbiamo vissuto”, insieme ai monaci, i momenti delle loro giornate di preghiera, di silenzio, di studio, di meditazione e anche dei loro semplici svaghi. Abbiamo ascoltato rumori alle nostre orecchie ormai sconosciuti che, in un Grande Silenzio al quale non siamo più abituati a vivere, assumono significati ben diversi.A differenza di quello che normalmente succede coi testi universitari dove dell’autore del libro d’esame si sa sempre troppo poco, abbiamo approfondito, sempre attraverso i numerosi link ipertestuali forniti prima e ampliati dopo, la vita ed il pensiero di quel “no global” ante litteram che è Ivan Illich. In un’altra importante sua opera che è Descolarizzare la società dove lui prende di mira la scuola dell’obbligo definendola una totale fabbrica di emarginazione, abbiamo percepito le sue idee “preveggenti” sulla rete quando dice La più radicale alternativa alla scuola sarebbe una rete o un servizio che offrisse a ciascuno la stessa possibilità di mettere in comune ciò che lo interessa in quel momento con altri che condividono il suo stesso interesse.E a proposito di condividere le stesse letture a qualcuno di noi è venuto in mente di far conoscere al gruppo il sito http://www.anobii.com/anobi/anobii_home.php dove ciascuno può ricrearsi on line la propria libreria inserendo tutti i libri che possiede e indicando se è stato letto, quando, dare un voto e soprattutto inserire un commento. Un’autentica, entusiasmante, scoperta!E ancora, a proposito delle potenzialità della rete, abbiamo parlato del boom dell'amore.it dove ormai una coppia su cinque nasce navigando su Internet e abbiamo scoperto che in Italia tre milioni e mezzo di persone si cercano via web e la sposa perfetta ormai è online (!).Infine, nel parlare sulle differenze tra la posta virtuale e quella fisica, tra lo scrivere su di un foglio e lo scrivere al computer, siamo arrivati, inevitabilmente, a toccare il rapporto tra la tecnologia e il sentimento. Personalmente ho impiegato un po’ di tempo a capire (ovviamente non è detto che ci sia riuscito, ma mi si conceda la presunzione) cosa i professori cercassero da noi quando fin dalla prima lezione, era il 23 ottobre 2007, parlavano di voler svolgere buona parte del corso in rete. Dicevano che la rete era più comoda e che lo scopo del corso sarebbe stato quello di studiare i meccanismi di funzionamento della didattica. Dicevano che “il compito” rende la classe di studenti più omogenea e che noi dovevamo sentirci più una “comunità” che parla con tutti piuttosto che una “classe” che parla solo col professore. Ci chiedevano lo sforzo di uscire dalla logica di studiare dopo, anticipando il tempo dell’apprendimento che non doveva essere disgiunto da quello dell’insegnamento.Come si fa in analisi ci veniva spiegato come durante lo svolgimento del corso non si sarebbero date risposte ma si sarebbero indotte domande. E ancora cose del tipo ...se io vi spiego il libro, annullo la lettura de libro. Quindi cerco di aiutarvi per avere un diverso punto di vista per guardare il libro.Ecco ora che siamo giunti quasi alla fine (parola che, se ho capito bene, a questo punto va svuotata del suo significato) della nostra esperienza con tutti quelli di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento io credo che si poss
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Je commence par cette phrase capturé, à travers le livre d'Ivan Illich dans le Vignoble du texte, par Didascalicon de Hugues de Saint-Victor, ma contribution au Journal. . Parmi les nombreuses idées que la lecture Illich à condition que cela est un de ceux qui m'a le plus impressionné . La traduction de cette phrase, (il peut être trouvé à la note 23, p 140 du Vignoble du texte est comme suit: "Vous serez plus sage que tout, si vous êtes prêt à apprendre de tout le monde. Qui reçoit tout, est le plus riche de tous. Ne méprisez pas court à toute forme de connaissance, parce que toute connaissance est bonne". Probablement ces mots Ugo visent à répondre à ses élèves , tous ces jeunes gens qui nous ont approchés comme le dit Illich, l'activité monastique, ou au moins à la masse indéfinie de moines qui aspiraient, à travers l'étude, la «sagesse» (premier sapientia est expetendorum Omnium, ici sous la forme consistit perfecti facie, De toutes les choses à rechercher en premier est la sagesse, dans laquelle réside la forme de bien parfait). Je tiens à prendre un prêt au lieu de mettre en évidence ce qui se passe, en prenant cette distance de généralisations inutiles et inappropriées, en partie quell'infinitesimale vie, les relations, le travail et l'étude dans le XXI siècle, moi vivant. Et comme ça, après neuf siècles, et avec toutes les améliorations, innovations et les révolutions industrielles, culturelles et surtout la technologie que nous avons vécu et continuent à vivre, il est encore très loin d'une interprétation et une application correcte, car pour moi Il doit être interprété l'expression de Hugh, ce que dit le Monaco saxonne. Je me réfère à cette distance, sinon la méfiance, pratiquée par des personnes, pas plus jeune (et comme vous le verrez plus tard, non seulement par eux) et étudie toujours avec un maximum moyen, contre la technologie moderne et de nombreuses possibilités et les avantages que ces technologies peuvent être mises à disposition. Laissez-moi vous expliquer. Les paroles de Hugh ... apprendre de tous ... ... ... ... obtenir tout ne méprise pas toute forme de connaissance, car toute connaissance est bonne ..., je l'attribue une signification qui va au-delà du soleil et de toutes les personnes, la connaissance, pour moi pas seulement sur ​​les choses que vous apprenez dans les livres, mais aussi, et surtout, combien vous pouvez apprendre, apprendre, d'améliorer et de grandir en sachant comment exploiter les technologies que nous offrons maintenant. Je suis assez chanceux pour vivre dans les derniers mois deux expériences particulièrement significatives et de la formation que je tiens absolument à se rapprocher parce que je crois que sont mutuellement explicatif d'un état ​​de choses. D'une part, un cours d'initiation à l'e-learning que la fonction publique où je travaille et je prends soin de l'éducation de l'entreprise et d'autres cours d'enseignement et d'apprentissage Technologies, tenu par les professeurs. Maragliano et Martini, dans le baccalauréat en éducation et développement des ressources humaines à Rome Trois. Dans le premier, je ont malheureusement dû assister à l'abandon du cours d'e-learning de près de 50% de mes collègues qu'ils se sentaient , tout de suite, une méthode de transmission de connaissances qui ne lui plaisait pas et surtout pourrait mettre sérieusement en question, malgré les enseignants ont essayé de parler de possibilités mixtes et de réduire les coûts, le mode de formation de straconsolidata en présence (pour être honnête tout 'Démarrer l'nourri quelques doutes aussi). Voici le point: je pense que mes collègues, avec le sentiment d'isolement et échapper vers la nouvelle e-learning, il a, au cours, rejeté les paroles de Hugh. Et venant dans l'autre sens, l'université , que, pour une période de temps, a lieu en parallèle avec celle tenue dans le bureau. Et 'ici que je l'ai vu, et encore il fait remarquer, l'importance, l'engagement, et de faire avancer le travail que vous pouvez jouer en dehors du prétoire. Dans les mots du Professeur Maragliano dans l'une des premières réunions, un point de vue en cours structurés peuvent ouvrir plus mature mais aussi la plus difficile. Je confirme! En fait, il nous tous, professeurs, assistants et étudiants nous nous sommes aventurés dans un travail d'analyse, de recherche, de discussion, parfois même de "défi", mais toujours et avant tout partager dans et en dehors de la classe, à partir les deux textes dans le programme, systématiquement, avec un effet élastique, il reculait élargir les horizons et de découvrir de nouvelles façons de savoir qui ont ensuite été ré-examinée à nouveau et prêts élargi, tout le livre d'Illich, la valeur de départ et la première guider la lumière alors. Nous avons des sujets en profondeur, tels que nos lectures du passé et du présent de parler de la matérialité de l'acte de lecture, de la route, les lieux, les sentiments, les milieux de lectures qui ont "pris". Avec une longue liste de liens, nous avons trouvé qui était Ugo, ses pensées, son travail et, surtout, son Didascalicon que le réseau nous a permis de voir dans son intégralité et nous a fait revenir à cette merveilleuse langue, mais poussiéreux qui est latine. Nous "laissé tomber" dans certaines bibliothèques à travers la frontière où nous pouvions voir les manuscrits du Moyen Age et de la Bible de Gutenberg. Très nous nous sommes concentrés sur l'importance de la lumière, la lumière, en parlant de manuscrits enluminés et l'importance de lettres d'or au Moyen Age , où la lumière est entendu comme immanent dans le monde des choses médiévales, que l'œil de l'observateur sont présentés comme des sources de leur luminosité. Et à partir de là la comparaison avec l'art de la Renaissance de Luca Signorelli et du Caravage fiers de leur capacité à peindre des objets opaques et, en plus, la lumière qui les rend "on". Alors commença le temps des Chartreux et leurs pratiques. Nous l'avons fait avec la vision, parfois saper, le film "Le Grand Silence" de Philip Gronig. Le film, que le film aurait probablement pas jamais vu et il ne sera certainement pas eu les recettes de la grossièreté de Noël a, à mon avis, un autre énorme fenêtre ouverte sur la façon dont vous pourriez vivre et étudier au moment de Ugo standocene confortablement assis dans la salle de classe de l'Université. Avec le directeur nous sommes entrés dans la Chartreuse où "nous avons vécu", avec les moines, les moments de leurs jours de prière, de silence, d'étude, de la méditation et même leurs amusements simples. Nous avons entendu des bruits dans nos oreilles entreprise étrangers, dans un grand silence à laquelle nous ne sommes pas habitués à vivre, assumer des significations très différentes. Contrairement à ce qui se produit généralement avec des textes de niveau collégial où l'auteur de l'examen de livres, vous savez toujours trop peu, nous avons approfondi, toujours à travers les nombreux liens hypertextes fournis premier et élargis plus tard, la vie et la pensée de cette "anti-mondialisation" avant la lettre qui est Ivan Illich. Dans une autre importante de son travail est cette société où il faut viser à l'enseignement obligatoire appeler une marginalisation totale d'usine déscolarisation, nous aperçûmes ses idées "prémonitoire" sur le réseau quand il dit l'alternative la plus radicale à l'école serait un réseau ou d'un service qui offrira à chacun la même opportunité de partager ce qui l'intéresse en ce moment avec d'autres personnes qui partagent votre même intérêt. Et en parlant de partager les mêmes lectures dans certains d'entre nous a eu l'idée d'introduire la Groupe site http://www.anobii.com/anobi/anobii_home.php où chacun peut recréer leur bibliothèque en ligne de mettre tous les livres qui ont été lus et indiquer si, quand, à taux de change et ci-dessus pour ajouter un commentaire . Authentique, découverte passionnante! Et pourtant, sur le potentiel du réseau, nous avons parlé de l'dell'amore.it boom où maintenant une personne sur cinq couples nés de surfer sur Internet et a trouvé que, en Italie de trois millions et demi de personnes recherche web et l'épouse parfaite est maintenant en ligne (!). Enfin, en parlant sur ​​les différences entre le courrier physique et virtuel, entre l'écriture sur un morceau de papier et écrivez sur l'ordinateur, nous sommes venus, inévitablement, de toucher la relation entre la technologie et le sentiment. Personnellement, je me pris un peu de temps pour comprendre (bien sûr ne signifie pas qu'elle a fait, mais permettez-moi la présomption) ce que les enseignants ont essayé de nous quand dès la première leçon, était le 23 Octobre en 2007, ils ont parlé de vouloir jouer beaucoup de cours en ligne. Ils ont dit que le réseau était plus à l'aise et que le but de ce cours était d'étudier le fonctionnement de l'enseignement. Ils ont dit que "la tâche" rend les étudiants des classes plus homogènes et que nous devions nous sentir plus comme une «communauté» qui parle à tout le monde plutôt que d'une «classe» qui parle seulement avec le professeur. Ils ont demandé à l'effort de sortir de la logique d'étude plus tard, en anticipant le temps d'apprentissage qui ne doit pas être séparé de l'éducation. Comment pouvons-nous dans l'analyse a été expliqué que pendant le cours aurait pas donné des réponses, mais Ils auraient des questions induites. Et pourtant ... des choses comme si je l'explique le livre, je annuler la lecture du livre. Donc, je essayer de vous aider à avoir un point de vue différent de regarder le livre. Maintenant, nous en sommes venus presque jusqu'à la fin (un mot qui, si je comprends bien, à ce point devrait être vidé de son sens) de notre expérience avec tous ces technologies Enseignement et apprentissage Je pense que nous poss



































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a commencé avec cette phrase, à travers le livre capturée par Ivan Illich dans la vigne du texte, l'Didascalicon d'Ugo da San Vittore, ma contribution à votre calendrier. Parmi les innombrables bonnes idées pour la lecture de Illich a fourni ce est l'un de ceux qui m'a frappé le plus.

La traduction de cette phrase (il peut être trouvé à la note 23, p. 140 de dans la vigne du texte, est la suivante :
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